Quegli occhi

In pochi forse li hanno notati. A confronto. Occhi trionfanti, quelli di Marina Ovsyannikova, la giornalista che esibisce a sorpresa un cartello contro la guerra durante la diretta del telegiornale russo. Occhi ben diversi, quelli della conduttrice del notiziario. Uno sguardo che non riesce a non tradire tristezza, e forse anche molto altro.

In questi giorni pochi, di nuovo, hanno messo l’accento sulle proteste avvenute in tutta la Russia. Centinaia di arresti, con trattamenti polizieschi degni della caserma di Bolzaneto durante il G-8 del 2001. Corsi e ricorsi storici, la verità prima vittima della guerra, la gente comune vittima degli orrori dei bombardamenti e poi degli orrori di stampa.

In questi giorni abbiamo anche assistito alla nostra buona dose di orrori: il bando a tutto ciò che di russo si possa immaginare, dagli averi dei presunti oligarchi alla musica di Ciajkovski ai romanzi di Dostoevskij agli atleti paralimpici. Un lavacro che è coinciso con un allineamento degno di altri tempi, dalla Perfida Albione al malevolo Orso Russo. Che si porta dietro la santificazione non del popolo ucraino, che è già martire, ma del regime che lo guida, il quale invece nulla ha di sacro, ma molto di profano.

Del resto, bisogna scegliere. Il Nemico è il Nemico, e negli ultimi due anni il nostro Paese ha dato lezioni al mondo intero su cosa voglia dire polarizzazione fra opposti e censura delle posizioni scomode. Spianamento delle sfumature. Non è sola la Russia nell’obliterare la verità. E’ purtroppo in ottima compagnia.

Dove ci porta tutto questo? A prescindere dalla temperie bellica, che rischia ogni giorno di precipitare nel dramma nucleare globale, appare chiaro che la democrazia non se la passi benissimo. Né nell’est nazionalista o dichiaratamente sovranista o addirittura già fascista, né nell’ovest liberale sulla carta, ma sempre più tentato dal neo maccartismo sviluppato durante la pandemia.

Autocertificazioni, colori da semaforo, tu non passi, io sì, tu cattivo io buono, una nozione paternalistica del governo e di chi lo guidi. Gli uomini soli al comando, si sa, hanno grandi responsabilità. E’ normale detengano anche grandi poteri. Molto grandi. Tutti sappiamo come abbiamo vissuto negli ultimi due anni, al punto da chiedersi se non fosse solo una preparazione ai giorni che stiamo vivendo ora.

A pensar male si fa peccato, ma purtroppo, spesso ci si azzecca. E quegli occhi dell’anonima conduttrice del telegiornale russo sono anche i nostri, atterriti di fronte ai mostri che erano lì, sotto il nostro sguardo, ma che non abbiamo voluto veder arrivare.

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Fantascienza, ucronia e altre stranezze di un dilettante
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