Vox clamans in deserto

Quante storie in un anno, quanto è successo, quanto poco in fondo – almeno per me – è cambiato. Ritorno su questa piattaforma – sempre più negletta, da me e da tutti quelli che desiderano un feedback immediato – quasi non ricordandomi come si gestisce, e rendendomi conto del tempo che è passato dalla fatica con cui mi abituo a un font che mi appare piccolissimo: davvero la vista mi è calata così tanto in un anno? E non solo la vista. Gli interessi, la voglia di metterli in comune, se non con brevi post su social, orrida dizione che ormai sta a significare il sasso nello stagno, e anche uno stagno bello grosso, perché le onde di rimbalzo dalle altre rive faticano ad arrivare. Vediamo dunque ciò che succede/non succede in breve sintesi:

  1. I russi continuano la loro guerra imperialista in Ucraina, che ovviamente ancora si chiama operazione militare speciale; l’Occidente continua ad armare fino ai denti Kiev e il suo leader in questo conflitto mondiale mascherato. Da quasi due anni siamo sull’orlo della catastrofe globale, con tanto di vassalli che invocano l’atomica e irrigidimenti complementari. Già pare che all’Ovest liberista e altrettanto imperiale si contrapponga un singolare schieramento composito di dittature a vario titolo nazional-capitaliste e vetero staliniste. Tutti, indistintamente, ancora troppo timorosi di affondare il piede sull’acceleratore per dare a parole di fuoco il combustibile necessario per incendiare davvero il mondo.
  2. Dal 7 ottobre in Medio Oriente si è acceso un focolaio ancora più pericoloso: al massacro barbaro e indiscriminato di militari, civili, donne e bambini perpetrato da Hamas si è aggiunta una rappresaglia disumana di Israele che si sta rivelando un vero e proprio genocidio. Gaza e presto Rafah, ospedali e scuole bombardati, carne umana un tanto al chilo per fare terra bruciata di terroristi e, già che ci siamo, anche di tutti gli altri. Anche qui nel roboare di voci da Libano, Egitto, Iran e Yemen. E con l’Occidente ancora in ordine sparso, senza altra soluzione che balbettare e lasciare che i militari manovrino il tritacarne.
  3. Un’Italia che propone lo stesso copione degli altri paesi occidentali: disorientata, stordita da quanto accade nel mondo, sballottata dalle sue contraddizioni storiche e nuove: il Mezzogiorno, il lavoro che non c’è e gli incidenti che aumentano a dismisura, le donne ammazzate, il calcio e Sanremo come oppio dei popoli, la nuova classe di governo ancora più sprovveduta di quelle che l’hanno preceduta, l’unica preoccupazione, mettere la sordina alle opposizioni e fare della propaganda la verità di Stato.
  4. Un panorama letterario interno interlocutorio. Piatto, sarebbe meglio dire, da un mainstream che propone poche luci a un “genere” indistinto che si agita, cercando visibilità, codici, linguaggi, insomma quarti di nobiltà per farsi notare e considerare. Ma da chi poi? Da quegli stessi “maitres a penser” che scrivono su giornali ormai letti da poche centinaia di persone; gente che se mai nella vita aprirà una pagina di un libro, difficilmente poserà gli occhi su un romanzo di fantascienza. O di anticipazione, come qualcuno li chiamava un tempo.

Insomma, il tempo, pur essendo dimensione relativa per eccellenza, si fa sentire sulla carne e nella mente e in come ogni anno paia ripetersi senza proporre della grande originalità, se non addirittura senso. Non ti svegli come Roger Waters pensando che di avere perso il colpo di pistola dello starter, ma comunque ti chiedi il perché di tutta questa coazione a ripetere modelli, aspirazioni, crisi, paure. Ti chiedi addirittura se non ti trovi all’interno di un immane esperimento di gestione sociale, poi sorridi e ti dici, scemo, quella era Matrix. Ma non puoi evitare di pensare, a fronte di chi ti dice che in fondo queste cose le pensi solo tu, di sentirti un po’ come quei buontemponi di oltre duemila anni fa, che se ne andavano a cercare se stessi nel deserto, e alla fine, pur mettendocela tutta per non andare fuori di testa, finivano per dirne di tutti i colori. A un cespuglio, chiamandolo Dio.

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Fantascienza, ucronia e altre stranezze di un dilettante
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