Intervista col Sette

Dopo tantissimo tempo Ucronicamente esce dalla dimensione X per farvi incontrare Marco Settembre, stimolante figura di intellettuale neo cyberpunk, appassionato di fantascienza, fluviale, affabulatore, e… cos’altro, Marco? Come ti definisci nel quadro culturale italiano?

Credo di rappresentare una figura un po’ particolare, che potrebbe essere un ente mutageno meno dannoso del Covid : ovvero, scrivo storie semiserie in cui l’ironia surreale può condurre a effetti comici, eppure al contempo sono un personaggio che i britannici definirebbero haunted, perchè dopo una gioventù molto felice ho scontato tutto con la tragedia contorta del mio fidanzamento di undici anni spezzatosi in modo turbolento e romanzesco e che anche se non l’ho raccontato (ancora) in forma autobiografica organica, è stato l’impulso segreto a concepire il terribile ma sarcastico “Progetto NO”, sul tema della cattiveria umana, resa con toni tormentati eppure messa a tratti in ridicolo come l’idiozia suprema che è. Poi mi è toccata, circa cinque anni fa, la deriva neurologica schizo-isterica di mia madre che l’ha trasformata da madre affettuosissima e perfino un po’ soffocante in una nemica incline al tormento, al complotto e al sabotaggio. Di questo ci sono ampie tracce in ciò che scrivo soprattutto attraverso una riflessione implicita e farsesca sull’assurdo nella comunicazione umana. Ecco, io credo di essere una figura che cerca di fare della letteratura fantascientifica molto sui generis, un po’ anarchica, di derivazione dalla New Wave, utilizzando in forma bislacca le proprie ossessioni che purtroppo hanno basi serissime in ciò che ho subìto.

Hai affrontato come scrittore il campo della distopia. Per te che cosa è una distopia e in cosa si differenzia da un’ucronia?

In questa risposta sarò lineare: l’ucronia è la rappresentazione di un mondo – con tutto il world building del caso – basato su una variazione molto significativa di un periodo della Storia ben definito, ed occorre una conoscenza approfondita di quel periodo storico per azzardare una ricostruzione, seppur alternativa. La distopia, come tutti sanno ormai, credo, è il rovescio dell’utopia ed è pertanto più facile che venga rapportata ad un modello utopistico fallito che non ad una ucronia, anche se è possibile far convivere i due diversi meccanismi narrativi speculativi. Direi che la distopia è un topos della fantascienza più comune dell’ucronia ma molto efficace, perché attraverso l’atteggiamento resiliente di un personaggio o più di uno ad un’ambientazione distopica – un regime, una situazione post apocalittica o una condizione dell’anima – si invita il lettore, tramite il processo identificativo, ad avere CORAGGIO anche nella sua propria vera vita. Indipendentemente dal lieto fine della storia contenuta nel romanzo di turno, si deve avere insieme l’attitudine alla lotta e al senso d’umanità.

Distopia come modalità per scongiurare un futuro prossimo che ci spaventa, come abbiamo visto in questi mesi con il Covid-19 o altro?

In parte ho già risposto prima, ma aggiungo che purtroppo (o per fortuna?) la vita vera ci fagocita spesso, reclamando la nostra attenzione e sottraendo valore alla fiction, quando ci troviamo in situazioni davvero difficili come il lockdown. Le difficoltà reali spesso sono più squallide – “opache” – a confronto delle costruzioni narrative più drammatiche, tuttavia appena riusciamo a distaccarci da un’angoscia o da una minaccia reali troviamo in un prodotto culturale distopico una grande riserva di senso, perchè infatti l’arte fa questo: mette ordine, costruisce una struttura anche su situazioni e materiali molto drammatici; sistematizza, trova dei nessi, oppure, come nel caso di certi miei lavori, dissemina dei non sensi creativi, spero originali, che fanno riflettere su quanto la distopia-base sia la realtà ordinaria, che spesso sembra un’ impalcatura di cartone esposta a finzioni, assessments posticci, distorsioni e affronti di soggetti beoti, perfidi o meschini (indipendentemente dal genere, e dico questo contro il politically correct, perché anche le donne o i gay non sono al riparo o immuni alla virulenza dell’assurdo e della cattiveria). E a voler essere realistici, non è tanto importante offrire un happy ending, quanto piuttosto il senso di una imprevedibilità nella quale lottiamo per tracciare un incerto sentiero.

il7 – Marco Settembre ha un duplice profilo: da artista visivo e da scrittore. Nasce e vive a Roma, dove inizia il suo cursus studiorum al liceo classico “Socrate” pur denotando da subito anche inclinazioni artistiche. Laureato cum laude nel 2000 in Sociologia (indirizzo Comunicazione) e giornalista culturale dal 2008 e con tesserino da pubblicista dal 2012 (ha scritto moltissimi articoli con un taglio da approfondimento nei settori della Letteratura, dell’Arte, del Cinema, per testate on line come Marte Magazine, FestArte, ProNews, Art a part of cult(ure), PsyCanProg, Solaria, The Quatermass Xperiment, Sci-fi Pop Culture, Cyberpunk Italia), ha iniziato l’attività espositiva da pittore nel 1990, evolvendosi durante il decennio e oltre, e ottenendo un importante riconoscimento nel 1996 risultando tra i vincitori del concorso pubblico comunale “L’Arte a Roma” per i suoi filmati di videoarte. Sviluppa inizialmente un post-surrealismo sia esprimendosi con media tradizionali come l’olio su tela sia proponendo sorprendenti e curatissime interpretazioni della tecnica del collage in cui le figurazioni iconiche con rimandi tematici classicisti vengono progressivamente abbandonate a favore di temi più moderni. Tra le mostre più importanti (tutte a Roma salvo dove diversamente indicato): personale a L’archetipo; collettiva a Le Palme di Anzio; due collettive alla Galleria Palazzo Margutta; Premio Speciale della Giuria ad una collettiva presso l’Accademia di Romania; personale al centro sociale Casale del Podere Rosa; personale al centro culturale Controchiave; collettiva al Centro Europeo per le Arti e la Cultura – Palazzo del  Vignola a Todi; personale al locale Rockodile; collettiva al centro culturale La Camera Verde; collettiva al Teatro Furio Camillo, mini-personale alla Biblioteca Borghesiana, mini-personale al “24 pose”, collettiva al Circolo degli Artisti, cinque collettive alla galleria Ospizio Giovani Artisti (per queste ultime vedi oltre). A partire dalla metà degli anni ’90 porta a significativa maturazione il suo lavoro sul collage che vira verso l’informale e l’underground, coerente con una ricerca che globalmente prende una piega più matura, improntata al pessimismo esistenziale, alla critica socio-politica e alle ansie ambientaliste, utilizzando, oltre alle carte consunte – autoprodotte o “trovate” in senso duchampiano – anche materiali insoliti come la schiuma poliuretanica, i fili elettrici, tozzetti di legno ed elaborazioni xerografiche inserite in cornici di recupero industriale. Nel 2009 inizia a proporre al pubblico alcuni esemplari di una sua ampia ricerca in fotografia sul degrado e il mistero in Roma come metropoli, una metropoli opportunamente privata, dall’obiettivo de il7, della sua identità di città storica, e mostrata/celata invece dall’artista in dettagli e scorci sconfortanti e/o enigmatici da noir cinematografico internazionale. Nel 2013, inizia a lavorare con la Galleria Gallerati di Roma, specializzata in fotografia, che lo inserisce in tre diversi cataloghi: “Secondo Progetto Portflolio” (Novembre 2013), “Mixed Media” (Giugno 2015), “Fuori 7” (Dicembre 2016 – Gennaio 2017). Di recente si lega anche alla galleria Ospizio Giovani Artisti,  partecipando a sei collettive quali “Oggetti di ferma” e “La collezione viandante”, 2017, poi “La collezione volante” e “In memoriam”, 2018, e, nel 2019, “Guerre e paci” e “Nudità”, nelle quali, essendo da tempo anche scrittore, realizza un’integrazione dei suoi attuali principali linguaggi espressivi – fotografia e testo: ogni volta una sua opera fotografica viene corredata da un readingperformativo di un episodio del suo romanzo sperimentale, cyberpunk e grottesco “Progetto NO”, piazzato nel 2010 al 2° posto nel concorso nazionale MArte Live (sezione Letteratura) e a cui ha dedicato una pagina anche il n.7 della rivista italo-americana di arte underground NIGHT Italia. Pubblica “Esterno, giorno” (EdiLet, 2011) – libro esistenzial-surreal-ironico su Roma, con le foto di Francesco Scirè, l’antologia “Elucubrazioni a buffo!” (EdiLet, 2015) – per la quale ha ricevuto 5 recensioni e 3 interviste, e, dopo essere stato nominato nel 2017 Di-Rettore del Dècollage de ‘Pataphysique di Roma, pubblica nel 2018, per le Edizioni Collàge de ‘Pataphysique, con un coautore che si firma come Freddy Barbagallo, “Ritorno a Locus Solus”, breve sequel dell’opera letteraria più nota dello scrittore proto-patafisico/proto-surrealista Raymond Roussel, intitolata “Locus Solus”.

Il 7 Settembre 2018, un brano da un altro suo romanzo in gestazione, “Ci capiscono poco”, viene pubblicato sul sito Cyberpunk Italia. Di lì a poco entra a far parte dello staff di questo sito, pubblicando una lunga recensione di “Blade Runner” (dal romanzo di Dick al film di Ridley Scott al sequel di Denis Villeneuve) ed una su “Il condominio” di James G. Ballard, ed ottenendo un posto nella rubrica fotografica Occhio Urbano, all’interno di Cyberpunk Italia, con una sua foto ed una correlata citazione estratta dal “Progetto NO”, entrambe naturalmente di genere cyberpunk, ma filtrate dalla sua ottica originale. In seguito ottiene uno spazio analogo anche nella rubrìca “Cyberpunk nell’Arte”, con un suo dittico fotografico ed il racconto esplicativo di come nacque la serie a cui appartiene quell’opera.

Nel Giugno 2019 pubblica un suo racconto cyberpunk-grottesco nell’antologia “Oltre il confine”, sul tema dei migranti (Prospero Editore).

Da Luglio 2019 collabora anche con la Pagina Facebook Sci-fi Pop Culture, con la quale ha pubblicato due recensioni (del film di Cronenberg “Cosmopolis” e del romanzo di Ballard “Millennium people”) e due episodi del Progetto NO che hanno ricevuto rispettivamente 21 e 12 like.

Il 18 Giugno 2020 viene nominato co-amministratore della Pagina Facebook del sito Cyberpunk Italia.

Nei mesi di Giugno o Luglio 2020 è prevista l’uscita di un suo episodio del Progetto NO all’interno della seconda antologia del sito di letteratura estrema La nuova carne.Ha una sua Pagina Facebook da scrittore (https://www.facebook.com/il7.ms) che è seguita da 457 followers,

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Fantascienza, ucronia e altre stranezze di un dilettante
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